Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Pochi segni rimangono di quella che doveva essere un'inespugnabile roccaforte; solamente un muro, un significativo portale e le fondamenta di alcuni vani resistono alle ingiurie del tempo. Anche se dal punto di vista architettonico poco è conservato, tuttavia è sempre entusiasmante salire lungo la ripida scalinata incastonata nella roccia, che permette di raggiungere la vetta a quota 949, comunemente detta il Pizzo, sulle cui pendici sorgevano le possenti mura dell'antico maniero. Carichi di leggenda e di storia, i pochi ruderi rimasti riescono ancor oggi ad infondere nel visitatore il fascino dell'antico Medioevo. Là, in alto, lo sguardo del visitatore può spaziare a 360 gradi ed è possibile ammirare uno splendido paesaggio, dall?entroterra siciliano fin dentro il mare africano, che non fa rimpiangere la limitatezza delle strutture castellane. Ci si rende così conto dell'importanza strategica che ebbe fino a quando, negli ultimi secoli del Medioevo, raggiunse il suo massimo splendore. Da lassù sono facilmente visibili: il castello di Giuliana, per qualche tempo pure dei Peralta; i resti del castello di Cristia, inerpicato su un promontorio sopra l'abitato di S. Carlo (Pa), che nel XIV secolo fu di notevole importanza strategico-militare nelle vicende che insanguinarono la Sicilia di allora; il castello saraceno di Burgio; il castello di Poggiodiana, posto al confine fra il territorio di Caltabellotta e di Ribera, di cui rimangono splendide vestigia e il Castello Luna di Sciacca, appartenuto alla stessa potentissima famiglia. Le strutture del castello trovavano potenziamento da tutta la posizione dell'abitato e dal sistema di corridoi scavati nella roccia della struttura poi divenuta l'eremo di San Pellegrino. La posizione elevata e mimetica lo rendeva inespugnabile, ponendolo contemporaneamente in condizione di controllo del versante marino mediterraneo per un orizzonte molto vasto e in corrispondenza, attraverso collegamenti visivi con il sistema dei castelli dell'interno dell'isola, con il versante tirrenico. L''impianto planimetrico del castello si presenta molto articolato, anche se quanto rimane di esso è estremamente ridotto. Si snodava a tornanti sul fianco della montagna, con più ambienti allineati quando i pianori lo consentivano. Lo scavo archeologico effettuato agli inizi degli anni '80 dall'architetto S. Braida, incaricato del restauro attuato poi nel 1984, ha messo in luce la base di un corpo aggettante a lato della torre con funzione di porta. Esso si presenta come un robusto contrafforte a scarpa, proteso verso il pendio. Oltrepassato il varco ogivale della porta, questa ci rivela un corpo a tre elevazioni.
Dalla lettura effettuata per il restauro è emerso che sono stati connessi due diversi momenti costruttivi. Al portale ogivale esterno, per tutto lo spessore del muro, corrisponde all'interno una volta a botte a pieno centro che cela modifiche ad un manufatto di epoca precedente. Ciò si nota per le incongruenze non altrimenti spiegabili in un'opera costruita in unica soluzione. Il corpo della torre presenta un paramento murario a piccoli conci. La scansione dei tré piani è segnata dai fori dei solai, ora crollati, e distinta da nicchie e aperture. La più importante è una nicchia ogivale tanto vasta da costituire alloggiamento per un arciere; è visibile l'incasso per il posizionamento della balestra, denunciato all'esterno da una feritoia in asse con il portale. La porta-torre è stata restaurata in anni imprecisati, in quanto è visibile, come si ricava da alcune fotografìe di inizio secolo pubblicate da V. Giustolisi (1981), un crollo sullo stìpite sinistro. In proseguimento all'ingresso si sviluppano alcuni muri affioranti che occupano un pianoro, detto 'Lugetta'. Lo scavo ha riportato alla luce un ambiente quasi quadrato, con le pareti rivestite di cocciopesto, probabile silos, e un altro ambiente di più ampie dimensioni, come si ricava dalla relazione di restauro dell'architetto Braida. Nell'intervento è stata ripristinata anche la via d'accesso al castello sul lato nord-est. La tecnica muraria della porta si presenta a sacco con rivestimenti in conci squadrati e riempimento di pietrame a pezzature regolari legato da malta grassa. I resti fuori terra consentono una lettura parziale