Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Sono raggruppati in questa sala alcuni dipinti di formato più piccolo, in gran parte di carattere puramente devozionale, fedeli a modelli stereotipati molto diffusi nella cultura figurativa siciliana dei secoli passati.
Va assegnata a un ignoto pittore cretese del sec. XVII, forse attivo a Venezia ma con forti influenze anche da stilemi occidentali, la tavoletta raffigurante una Madonna col Bambino, da sempre erroneamente indicata come opera “bizantina”, che proviene dalla Biblioteca Comunale ma di cui si ignora l’ubicazione originaria. Su uno sfondo dorato e punzonato, La Vergine sembra esemplata sul tipico schema della cosiddetta “Madonna della Consolazione”: rappresentata a metà figura, la Vergine indossa tunica blu e maphorion rosso, entrambi orlati da un gallone dorato, che le copre anche i capelli. Regge con entrambi le mani il Bambino Gesù, con chitone e himation, il quale con la destra benedice alla latina, mentre con la sinistra stringe un rotulo. L’enorme diffusione e reiterazione del tipo della “Madonna della Consolazione”, richiesto anche da committenti di rito ortodosso, non consente di istituire precisi confronti al di là della derivazione iconografica che la accomuna ad altri esemplari esistenti in Italia meridionale. Il dipinto rappresenta una variante del modello del pittore cretese Nicola Tzafuris, di cui esistono molteplici repliche in musei e collezioni italiane e straniere. Restando in area siciliana, vanno riscontrate le notevoli affinità con alcune tavole di uguale soggetto del Museo Diocesano di Catania, della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa e del Museo Regionale di Messina.
Di gusto popolare e di fattura assai debole, non sembrano opera di uno stesso pittore le cinque tele con “mezze figure” di Sante - Santa Barbara, Santa Apollonia, Santa Agnese, Santa Giuliana, Santa Maria Maddalena (quest’ultima, decurtata sui lati, è con tutta evidenza di una mano diversa, di qualità più alta) -, da datare entro il secolo XVII, appartenenti fin dall’origine a una stessa serie, come si può riscontrare in altre serie analoghe di sante o di santi che si conservano in molte chiese e soprattutto conventi dell’isola. E ad ignoti pittori siciliani del Seicento vanno pure riferite le altre tele qui raccolte: un Cristo portacroce, alcune Teste di Apostoli e una piccola Immacolata.
Tra le opere esposte, non privo di interesse è il piccolo dipinto su rame con una delicata Sacra Famiglia, di ignoto (forse siciliano?) del secolo XVII, il cui modello iconografico sembra rifarsi a un ben noto prototipo di Annibale Carracci divulgato attraverso numerose incisioni. Mentre la tela ottocentesca con La Madonna delle Vittorie, ennesima attardata derivazione dalla celebre icona del XIII secolo custodita in Cattedrale, sta a documentare la sua ampia fortuna iconografica.
Su un’altra parete, uno spazio a sé stante occupa infine l’intenso e realistico Ritratto di Prospero Intorcetta, databile tra la fine del secolo XVII e gli inizi del XVIII. Nato a Piazza nel 1625 e morto in Cina nel 1696, studioso di scienze giuridiche e gesuita, Intorcetta fu missionario in Cina, dove giunse nel 1659 e vi si trattenne fino alla morte, con l’intervallo di un breve soggiorno a Roma e a Palermo nel 1671. Sinologo illustre (non a caso viene qui raffigurato con un ventaglio ornato di ideogrammi), gli viene riconosciuto il merito di essere stato il primo traduttore europeo dei libri di Confucio dal cinese in latino. Dello stesso ritratto va segnalata un’altra versione, di dimensioni maggiori e con l’aggiunta ai lati di due figure allegoriche, nella Biblioteca Comunale di Palermo.
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