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"Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole [...] dalla finestra si vede il vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti [...] all'estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del tempio di Giunone".

Goethe
Dal suo Viaggio in Italia



Ricostruzione del Tempio di Giunone



Eretto nell'angolo sud-est della valle dei templi a 120 m sul livello del mare, con le sue 25 colonne levate al cielo, domina il ciglione roccioso che costituiva l'inespugnabile baluardo dell'antica città.
Dedicato all'omonima dea greca, la sua costruzione risale al 450 a.C. ed era il tempio in cui di solito si celebravano le nozze.
E' un esastilo-periptero di stile dorico antico (m 38,15x16,90), con peristasi di 34 colonne (6 x 13) alte m. 6,44., pronao e opistodomo in antis, scale per l'ispezione del tetto e krepidoma (basamento della colonna) di quattro gradini.
Se ne conservano il colonnato settentrionale con l'epistilio e parte del fregio, e solo in parte gli altri tre, con pochi elementi della cella.
Solo 25 colonne sono intere, 9 smozzate e 4 mancanti del tutto.
La cella è lunga m. 27,8 e larga m. 9,3, di cui esiste solo la parte del muro che la delimitava nei 4 lati e alcuni blocchi delle colonne dell'opistodomo e del pronao. L'irregolarità del terreno sul quale poggia il tempio, costrinse i costruttori a fare il basamento molto alto nei lati occidentale e meridionale e via via degradante verso est e nord fino a raggiungere il livello naturale del sito.
Ogni colonna ha 20 scanalature a spigolo vivo ed è composta da 4 rocchi sovrapposti a secco; il capitello è formato, come di regola nell'ordine dorico, di abaco ed echino. Gli intercolunni non sono uguali: nel prospetto quello centrale è maggiore di tutti, nei fianchi il maggiore è il secondo, meno grandi quelli agli angoli, uguali tra loro, ma più piccoli tutti gli altri.
L'interno circondato da colonne che correvano tutt'intorno ai 4 lati, risulta formato dall'insieme di 3 vani: il pronao, la cella e l'opistodomo. Una base elevata di 4 gradoni, posta in fondo alla cella, era il luogo riservato alla statua della divinità. Due scalette a chiocciola, che fiancheggiavano l'ingresso, largo m. 3,23, conducevano al sottotetto.
E' pure chiamato tempio di Era. Iil soprannome di Lacinia probabilmente deriva dal promontorio Lacinio, presso Crotone, dov'era un grandioso tempio in onore di Era. Vi è chi usa il soprannome Lacinia, perchè la dea presiedeva alle nascite.
L'edificio, recante ancora i segni dell'incendio del 406 a.C.ad opera dei Cartaginesi che ridussero la città ad un cumulo di rovine, è stato restaurato in età romana, con la sostituzione delle tegole fittili con quelle marmoree e con l'aggiunta del piano inclinato alla facciata orientale.
Dinanzi a quest'ultima, a circa 12 metri di distanza, si trova il grande altare dei sacrifici che costituiva, con il tempio stesso la veduta più spettacolare della città e del naturale tracciato delle sue antiche mura di fortificazione. Il monumento è costituito da una grande piattaforma rettangolare, lunga m. 30 e larga m. 10,5. La posizione dell'altare, parallela alla linea del colonnato, è particolarmente significativa. L'edificio è posto in diretto contatto con il tempio per ribadire il significato sacro del sacrificio alla divinità, affermandone così il valore profondo.
Precorrendo la strada verso ovest, si possono vedere gli arcosoli scavati nella roccia all'interno delle mura, attribuiti con altri ipogei circostanti ad età bizantina, che appartengono alla vasta area cimiteriale collegata con la chiesa dei Santi Pietro e Paolo realizzata sul finire del VI secolo dal vescovo Gregorio all'interno del tempio della Concordia.




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