Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La Chiesa di San Michele Arcangelo
Vi si arriva alla fine di un sentiero di campagna, che discende dalla contrada "Vignale", dopo aver lasciato la tortuosa ma carrozzabile strada sterrata. La chiesa, che ha pianta rettangolare ed è ad una navata, risale ad un periodo imprecisato, probabilmente anteriore all'anno 1000. La costruzione, di piccole dimensioni ed a pianta unica, conferma gli aspetti più caratteristici dell'architettura paleocristiana-bizantina.
Il prospetto del tempio, rivolto a Sud-Ovest, è oggi in completa rovina e del portale d'ingresso rimane soltanto qualche blocco di pietra arenaria. Non vi sono resti del tetto, che comunque doveva essere a falde inclinate, con il soffitto a capriate e travi in vista. Le dimezzate mura si distinguono per la povertà del materiale utilizzato per la loro costruzione: pietre di varia natura, pezzi di tegole, malta, niente intonaco.
Sul fondo della piccola navata restano ancora miracolosamente in piedi le pietre che costituiscono l'abside, la cui struttura architettonica è a pianta semicircolare, con l'arcata costituita da conci di pietra arenaria. Due nicchie, di cui una frontale ancora intatta e l'altra laterale semi distrutta, fanno da ornamento alla piccola abside nel cui interno un fico d'India ha oggi trovato riparo e ricopre i colori (rosso, verde e arancione), ormai sbiaditi, di un affresco. Sulla parete laterale a destra dell'ingresso, vicino alla nicchia, appare probabile l'esistenza di una seconda porta. Lo lasciano intuire i grossi blocchi squadrati di pietra arenaria rimasti, che ne costituivano la struttura. - Tra storia e memorie
Dai ruderi delle vecchie costruzioni, che sul posto resistono ancora, pare che attorno a questa chiesetta,sorgesse il primo nucleo abitato di Forza D'Agrò Testimonianze tramandate da generazione raccontano che il piccolo villaggio sorgeva nella vallata di RoccaScala, un possente costone roccioso che nascondeva il borgo da ogni vista ma non lo difendeva da tutti i pericoli, si racconta che durante una terribile alluvione, una frana abbia seppellito il villaggio costringendo i suoi abitanti a scegliersi un altro sito.e che, dopo il terremoto del 1169, sarebbe stato ricostrutito nell'attuale posizione.
Questa chiesa aveva un rapporto diretto con il tempio dei Santi Pietro e Paolo dove, ogni anno, si prelevava il sacro olio che veniva poi condotto in processione in occasione della festa di San Michele. E' storicamente accertato che questa statua fu rubata dai savocesi durante una processione. Alcuni savocesi si colorarono di rosso col succo di gelsi e si armarono di spade fatte con canne, mentre altri si accodarono alla processione offrendosi di portare a spalla la statua, in segno di devozione. Ad un punto convenuto, apparvero, urlando, i savocesi pitturati di rosso e lo sgomento fu tale che il corteo processuale si disperse. Approfittando del trambusto i devoti savocesi che stavano portando il santo fuggirono con la statua verso l'altra sponda del torrente dove cominciava il territorio di Savoca. Nella vallata ove resistono i ruderi della Chiesa di S. Michele Arcangelo, gli Agostiniani con l'aiuto del popolo di Forza, coltivarono le campagne ricche di uliveti, vigneti etc. Sul posto sono visibili questi insediamenti, tra cui un antico Palmento scolpito in un blocco di pietra arenaria, osservazioni accurate rivelano che il palmento potrebbe essere nato dalla mano di un insediamento Greco.
Poco più in basso del tempio, proprio a livello del sentiero campagnolo, resta pressochè intatto un condotto verticale di scarico di un'antica costruzione. Tale canale, dopo un tratto perpendicolare incassato in una imponente muratura, chiaramente visibile anche a distanza, il cui materiale da costruzione è la pietra arenaria, va a gettarsi nel sottostante vallone. La parte inferiore, terminale, del condotto è costituita da un'ampia apertura che sfocia su una grossa pietra, la quale, per un breve tratto, è scavata per consentire un miglior deflusso delle sostanze. Potrebbe essere un "gabinetto" comune, ma la gente forzese pensa che sia il "gabinetto" di un antico convento (u cacaturi di' monaci) eretto proprio nelle vicinanze della chiesa prima descritta ed ove i monaci conducevano la loro vita piena di fervore religioso.
In effetti mura di una antica costruzione, tra rovi e finocchi selvatici, sono visibili accanto alla suddetta struttura, ma troppo poco è rimasto perchè si possa affermare con certezza che giusto lì sorgesse un convento, come invece tramanda la voce popolare.