Qui si riproduce la stessa cella del tempio della Concordia, mancante del portico, ma con l'aggiunta di due colonne impegnate a metà della parte occidentale. Il tempio di Esculapio era notissimo nell'antichità e Cicerone, nel quarto libro delle Verrine, ce lo rammenta col nome di "famosissimum fanum". Esso vantava una bellissima statua di Apollo, capolavoro del celeberrimo scultore greco Mirone. Il famigerato ladro pubblico Verre tentò di rubarla, e perciò gli Agrigentini furono obbligati, da allora in poi, a far custodire i loro templi, notte e giorno, da guardie. Soltanto così poté essere salvata dai cittadini anche la statua di Ercole.